martedì 30 aprile 2013

GIORGIO COSMACINI E L'EVOLUZIONE DEL PENSIERO MEDICO



Centrale per il mio blog è il video "Il corpo nel pensiero medico", in cui il medico Giorgio Cosmacini, affronta un tema interessante per motivi scientifici, e cioè come l'uomo nel tempo è riuscito a guardare all'interno del corpo umano, e quindi a costruire una certa idea di ciò che siamo e di come "funzioniamo". Ma il professor Cosmacini è anche un filosofo che ha integrato questa sua cultura scientifica e storica con il ragionamento e con l'evoluzione del pensiero per quanto riguarda il modo di studiare il nostro corpo. 
Oggi abbiamo a che fare con una tecnologia straordinaria, che si è evoluta negli ultimi decenni in maniera eccezionale consentendo agli scienziati e ai medici di indagare, di ricostruire le realtà interne al corpo. Ma provate ad immaginare il medico molti secoli fa, che doveva diagnosticare lo stato fisico del malato: egli era più simile a un indovino che a uno scienziato. 
Nonostante ciò è possibile rintracciare un "filo" continuo che unisce questo passato all'attualità, un'evoluzione di pensiero che ha sempre sostenuto l'idea e la voglia di indagare il nostro corpo, al fine di rivelarne i meccanismi segreti.

VIDEO 
"IL CORPO NEL PENSIERO MEDICO"



Per una rielaborazione del discorso tenuto dal professor Cosmacini consiglio il seguente link:

MEDICINA E MORTE

"Come era apparsa dignitosa sul guanciale la testa del giovane con la barbetta sollevata! Come era stato significativo lo sguardo degli occhi troppo grandi, quando li aveva girati verso la porta!"

(THOMAS MANN, 1924, La  Montagna Incantata, capitolo VI, "Un tentativo di conversazione francese". 3° ed. Milano: Corbaccio). 

Thomas Mann riesce a descrivere con poche e "penetranti" parole la condizione e lo stato d'animo di un moribondo. Il mestiere medico è quello da sempre maggiormente coinvolto nell'esperienza diretta della morte. A tale proposito interessantissima è l'intervista al Prof. Giorgio Cosmacini, insegnante di Storia del pensiero medico nell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

LA MALATTIA

“La malattia è… “umiliazione”…anzi un’umiliazione dell’uomo dolorosa, che ne offende il concetto, che nel caso particolare i può magari rispettare e curare, ma volerla onorare è un’ “aberrazione” e il punto di partenza di ogni aberrazione mentale… Il dilemma, caro signore, la “tragedia” comincia dove la natura fu crudele al punto da spezzare l’armonia della persona…o da renderla impossibile fin da principio, legando uno spirito nobile e desideroso di vivere a un corpo non idoneo alla vita.”


(THOMAS MANN,  1924, La  Montagna Incantata, capitolo IV, "Un acquisto necessario". 3° ed. Milano: Corbaccio). 



Tutti noi conosciamo Leopardi, la cui vita fu contrassegnata  dalla malattia e dall’infelicità, tanto che fin dagli anni giovanili egli maturò una profonda “cognizione del dolore”.  Fu “un uomo gobbo, malaticcio, con un’anima originariamente grande, ma di continuo umiliata dalla miseria del corpo e trascinata nelle bassure dell’ironia, un’anima i cui lamenti straziano il cuore.” 

Nello Zibaldone Leopardi afferma che "le modificazioni del pensiero dipendono totalmente dalle sensazioni, dallo stato del nostro fisico; che l'animo nostro corrisponde in tutto alle varietà ed alle variazioni del nostro corpo. Un fatto, pechè noi sentiamo corporalmente il pensiero: ciascuno di noi sente che il pensiero non è nel suo braccio, nella sua gamba; sente che egli pensa con una parte materiale di sè, cioè col suo cervello, come egli sente di vedere co' suoi occhi, di toccare colle sue mani".


(GIACOMO LEOPARDI, Zibaldone di pensieri,  pag. 2861.  Letteratura italiana  Einaudi)



"Il deforme Leopardi...fu privo dell'amore delle donne, e ciò soprattutto deve averlo reso incapace di impedire che l'anima gli si intristisse. Vide impallidire la luce della gloria e della virtù, la natura gli parve maligna...d'altro canto  maligna è, stupida e cattiva...e disperò della scienza e del progresso!...Qui è il "dilemma del sentimento umano"..."

(THOMAS MANN,  1924, La  Montagna Incantata, capitolo IV, "Un acquisto necessario". 3° ed. Milano: Corbaccio). 

giovedì 25 aprile 2013

LA PROFESSIONE DEL MEDICO

Tommaso Garzoni, un ecclesiastico romagnolo del Cinquecento, ha scritto, nel 1585, "La Piazza Universale di Tutte le Professioni del Mondo": l'opera, costituisce una vera enciclopedia di arti e professioni ed una grande fonte di notizie e informazioni riguardo tanti mestieri.
Di seguito ho riportato le prime tre pagine riguardanti la professione del medico, ma per un maggiore approfondimento dell'argomento è condigliabile il link:


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venerdì 19 aprile 2013

Se il tema, la medicina, fosse un quadro sarebbe... 


1632
olio su tavola; 169,5 x 216,5
L’Aja, Mauritshuis

Lo studio dell’anatomia è il primo passo verso la scoperta di nuove tecniche e nuove cure mediche. Possiamo considerarla “un’arte della precisione” che rifiuta la separazione tra teoria e pratica. Infatti, grazie alla dissezione dei cadaveri e all’analisi degli organi del corpo umano, sono state condotte le prime ricerche empiriche sulla circolazione del sangue, sul sistema muscolare, sulla struttura ossea, sul sistema nervoso e sul cervello. Durante il Rinascimento, grazie a questi studi, la medicina registrò notevoli progressi quanto alla conoscenza del corpo umano, soprattutto dopo la specializzazione delle discipline (pediatria, dermatologia, fisiologia, ecc.) e l’istituzione delle cattedre universitarie di anatomia, che resero possibile il riconoscimento legale e la pratica dell’autopsia come forma di ricerca medica. L’osservazione diretta del funzionamento del corpo umano permise dunque di allontanarsi dalle antiquate teorie della medicina classica basate sulle ipotesi del medico Galeno, la massima auctoritas per tutto il Medioevo in materia di fisiologia.

Per approfondire la storia dell'anatomia:

mercoledì 17 aprile 2013


LA LUCE DEL PROGRESSO

La malattia “è una concezione antiquata e brutta. Risale a epoche di superstiziosa contrizione, quando l’idea umana era avvilita e degenerata in una smorfia, a tempi angosciati nei quali armonia e salute erano considerate sospette e diaboliche, mentre gli acciacchi erano come un lasciapassare per il paradiso. Ma la ragionevolezza e l’istruzione hanno messo in fuga queste ombre stagnanti sull’anima dell’umanità… non del tutto, oggi ancora le stanno combattendo; e questa battaglia si chiama lavoro, signor mio, lavoro terreno, lavoro per questa terra, per l’onore e il bene dell’umanità e, temprate ogni giorno più in tale battaglia, quelle forze finiscono col liberare completamente l’uomo e condurlo per le vie del progresso e della civiltà verso una luce sempre più chiara, più mite, più pura.”


(THOMAS MANN, 1924, La  Montagna Incantata, capitolo IV, "Un acquisto necessario". 3° ed. MIlano: Corbaccio). 

La medicina ha conosciuto un’evoluzione straordinaria nel corso dei millenni. Fino alla prima metà dell’Ottocento essa era ancora una disciplina qualitativa, strettamente collegata “all’apparenza”, a ciò che valutava il medico osservando l’aspetto esteriore del paziente. Ma in pochi anni, con l’invenzione di nuovi strumenti come lo stetoscopio, per l’auscultazione del torace, e lo sfigmomanometro, per misurare la pressione arteriosa, il medico aveva la possibilità di valutare parametri fondamentali per una diagnosi molto più precisa dello stato di salute del paziente. La medicina diventa, così, una scienza quantitativa.
SFIGMOMANOMETRO

STETOSCOPIO

Nel 1895 il fisico tedesco Wilhelm Konrad Roentgen (1845-1913) scoprì casualmente i raggi X, che potevano attraversare lo scheletro e “fotografare” gli organi interni, che prima di allora erano considerati “invisibili”: nasce, così, la radiologia. Anche la chirurgia fa passi da gigante, sviluppandosi in parallelo alla chimica farmaceutica, che produce nuovi narcotici ed anestetici.

RADIOGRAFIA DEL TORACE
RADIOGRAFIA DI UN CRANIO UMANO
IN LATERALE

















Fondamentali per il progresso della medicina, ed in particolare della chirurgia, furono i due conflitti mondiali, senza i quali non si sarebbero mai trovate e, forse, neanche cercate soluzioni a problemi che sarebbero stati, quindi, lasciati irrisolti. Ad esempio, per necessità, ci fu un grande salto di qualità nella cura delle malattie traumatiche. Ma pur troppo non si possono dimenticare anche i risvolti negativi del progresso, come le armi batteriologiche, silenziose e invisibili fino al momento dell’utilizzo. È proprio qui che la scienza deve porre i propri confini, e valutare ciò che è lecito per far sì che essa sia uno strumento di progresso per l’uomo e non fonte della sua distruzione.

Grazie alle nuove tecniche e ai nuovi strumenti di precisione, la medicina compie il passaggio dal “mondo del pressappoco” all’ “universo della precisione”, che nasce in parallelo alla “Civiltà delle Macchine”, in cui gli sviluppi tecnologici hanno allungato la vita e migliorato la sua qualità.
Come simbolo di questa precisione, di questa perfezione continuamente ricercata dall’uomo, possiamo assumere l’Uomo Vitruviano, disegnato da Leonardo da Vinci nell’ultimo decennio del XV secolo, una data che, più o meno, coincide con un grande evento, che segna il passaggio dal Medioevo all’età Moderna: la scoperta dell’America. L’immagine è perciò strettamente collegata all’idea del progresso, di un mondo nuovo migliore del precedente, e sembra evocare aspettative future.

Leonardo da Vinci - Uomo Vitruviano

"UOMO VITRUVIANO" DI LEONARDO DA VINCI
24x34 cm
Nel disegno di Leonardo possiamo notare la precisione con la quale egli studia il corpo umano, un sistema perfetto in cui ogni elemento è in proporzione con l’altro. Egli misura ogni parte del corpo utilizzando una scala di riferimento (in “diti” e palmi). Con la sua indagine antropometrica, Leonardo riesce ad inscrivere l’uomo all’interno di un cerchio e di un quadrato.

mercoledì 10 aprile 2013

LO STUDIO DELL'UOMO CONDUCE VERSO IL PROGRESSO

Ne “La montagna incantata”, fin dal primo capitolo, possiamo osservare l’interesse dell’Autore per l’aspetto fisico dei personaggi, che mette in luce la loro buona o cattiva salute. Ne è un esempio la descrizione del dottor Krokowski “straordinariamente pallido, di un pallore diafano, persino fosforescente…Con un sorriso cordiale che gli scoprì tra baffi e barba i denti giallastri…” ma anche le domande del protagonista Castorp, che chiede “Perché zoppica così?” osservando zoppicare il portiere del Sanatorio Internazionale Berghof. Quest’ansia di ricerca, di osservazione, di analisi di ogni particolare che può portare alla diagnosi dello stato di salute di un individuo ha da sempre condotto la medicina verso il progresso. Il dottor Krokowski non appena sa che Castorp è un uomo perfettamente sano e che non ha bisogno di nessuna cura né fisica né psichica, esprime immediatamente il suo desiderio di studiarlo: l’uomo è al centro di tutto. Soltanto lo studio attento del corpo e della psiche dell’uomo può portare a nuove scoperte, a nuove cure, a nuovi medicinali, a nuove tecnologie.

La medicina nell’antichità.

Questo studio è stato compiuto fin dall’antichità. La cosiddetta scienza alessandrina (fiorita a partire dalla fine del IV secolo a.C. fin verso il 200 d.C.) produce notevoli progressi nel campo medico: si rende per la prima volta possibile una ricerca medica non direttamente finalizzata alla cura, e ciò permette rapidi avanzamenti in anatomia e fisiologia. In realtà i medici alessandrini hanno l’eccezionale possibilità di fare esperienze uniche, mai eseguite sino ad allora. In particolare possono operare numerose dissezioni di cadaveri, messi a loro disposizione dai Tolomei. In Egitto, infatti, in cui è pratica comune l’imbalsamazione dei cadaveri, non vigono i pregiudizi di ordine religioso che, sia in Grecia sia a Roma, impongono il rispetto dell’integrità fisica dei defunti. Queste esperienze anatomiche degli Alessandrini costituiranno un “unicum” sino all’epoca moderna (XVI secolo), perché i cristiani torneranno a considerare con orrore la possibilità di un esame interno del corpo umano. Ciononostante, i progressi in campo anatomico sono solo parziali: non si riesce a individuare la specificità del sistema nervoso, al cui interno si continua a supporre che avvenga il passaggio del pneuma.

La fisiologia si avvale dei principi del meccanicismo materialistico, sia spiegando il sistema muscolare sulla base delle nozioni di spinta e attrazione, sia spiegando la circolazione dei fluidi (sangue, pneuma) sulla base del principio dell’horror vacui, secondo cui la natura tende in ogni caso a riempire gli spazi vuoti. Si riesce inoltre a risolvere l’antica questione che contrapponeva gli encefalocentristi, sostenitori della localizzazione nel cervello della attività mentali, ai cardiocentristi, tendenti ad individuare nel cuore l’organo centrale del corpo. L’anatomista Erofilo di Calcedonia (335-280 a.C.), attivo ad Alessandria nella prima metà del III secolo a.C., risolve il problema scoprendo la connessione tra cervello e sistema nervoso periferico.

La conquista di un sia pur embrionale sapere anatomico permette un salto di qualità nella teoria medica. Sino ad allora la medicina è stata quasi esclusivamente una pratica che oggi definiremmo clinica: il medico ippocratico lavora a stretto contatto con il paziente e la sua capacità di interpretarne i sintomi è esclusivamente basata sull’esperienza di casi analoghi conosciuti direttamente o attraverso la testimonianza di altri medici. Ora, invece, è disponibile un quadro teorico che per la prima volta permette di spiegare i processi che determinano le patologie. A sua volta, la comprensione di questi processi dinamici e interni al corpo presuppone una formazione intellettuale completa, sia scientifica sia filosofica. Contro questo indirizzo di studi reagiscono i cosiddetti “medici empirici”, che sostengono l’inutilità pratica di questa ricerca teorica e la necessità che il medico si basi sull’esperienza di casi concreti più che su incerte indagini fisiologiche. Il più celebre rappresentante di questo indirizzo è il medico e filosofo Sesto Empirico.

CLAUDIO GALENO
Nel II secolo d.C. la medicina antica raggiunge il massimo vertice con Claudio Galeno (129-200 d.C) medico personale di Marco Aurelio. Egli continua la ricerca anatomica inaugurata dagli Alessandrini: non avendo a disposizione cadaveri da anatomizzare, decide di sezionare animali (scimmie, in particolare, per la somiglianza del loro corpo con il corpo umano). Più che le numerose scoperte, va sottolineato lo sforzo compito da Galeno per qualificare dal punto di vista filosofico la scienza medica. La medicina, infatti, prevede competenze logiche, per poter svolgere il ragionamento che porta alla diagnosi, e competenze umanistiche, per poter interpretare correttamente fenomeni patologici in cui fisicità e spiritualità sono strettamente connesse. Galeno porta in medicina la tripartizione dell’anima operata da Platone: l’anima razionale coincide con il cervello, collegata al resto del corpo tramite il pneuma psichico circolante nel sistema nervoso e arterioso; l’anima emozionale ha sede nel cuore, cui fa capo il sistema circolatorio del pneuma vitale; infine, l’anima concupiscibile ha sede nel fegato, la cui funzione, secondo Galeno, è quella di fornire nutrimento all’organismo attraverso la produzione del sangue, che gli antichi pensavano si formasse per raffinazione del cibo. Inoltre, per Galeno, ogni organo è strutturato in funzione del suo compito specifico ed è quindi dotato della facoltà naturale di svolgere determinate operazioni.


La medicina nel Medioevo.


Dopo Galeno ci furono una moltitudine di medici che operarono nell'impero d'Occidente ma soprattutto in quello d'Oriente, con conseguente passaggio del sapere dall'Occidente all'Oriente. Col trasferimento del potere a Bisanzio, ci fu anche il trasferimento della cultura medica. In questa città vi furono medici famosi, tra i quali Paolo di Egina, che non fecero altro che ripetere quanto detto da Galeno e seguaci. Mentre nell'Oriente si sviluppò una società avanzatissima, basata soprattutto sul patrimonio antico, classico, in Occidente questo fu il periodo dell'oscurantismo e si ritornò alla medicina teurgica: siamo in pieno Medioevo.

Il Medioevo è anche l’epoca della nascita dei Monasteri, i centri culturali per eccellenza del periodo: sono i monaci ad aver salvaguardato la cultura. Essi si occupano anche di medicina, coltivando l'Orto dei Semplici, (Hortus simplicium), luogo destinato alla coltivazione e allo studio delle piante medicinali. «Semplici» venivano chiamati, nella terminologia medievale, i principi curativi che venivano ottenuti direttamente dalla natura, mentre «Compositi» erano i farmaci ottenuti miscelando e trattando sostanze diverse. I farmaci venivano sottoposti a vari trattamenti (essicazione, macerazione, ecc.) nel laboratorio, chiamato, con termine latino, officina. Per ciò le piante medicinali vengono chiamate ancor oggi anche «piante officinali».

ORTO DEI SEMPLICI

Nella pianta dell’abbazia di San Gallo, che è rappresentativa della comunità monastica ideale, espressione di un sistema produttivo basato sull’autosufficienza, possiamo individuare, nell'angolo in alto a destra, l’Hortus simplicium affiancato dalla “casa dei medici”.



Nel Basso Medioevo un’importante personalità, per quanto riguarda la medicina, è costituita da Guido da Vigevano, medico e ingegnere italiano vissuto tra il XIII e il XIV secolo. Egli utilizzava immagini per illustrare descrizioni anatomiche, mettendo in relazione gli studi anatomici con le illustrazioni artistiche. Nel suo libro “Anathomia” sono rappresentate sei tavole raffiguranti, per la prima volta, la dissezione della scatola cranica, con strutture e tecniche di neuroanatomia. Nella superficie del cervello raffigurato in una tavola si possono individuare le circonvoluzioni cerebrali e i ventricoli cerebrali. Viene così effettuato il primo studio delle strutture neuroanatomiche accompagnate da illustrazioni semplici e schematiche, che consentono a tutti di comprenderle nonostante la loro complessità. Le sei tavole rappresentano la testa, il cervello e la colonna vertebrale. Egli scrisse poi “Anathomia designata per figures”, un libro che includeva 24 tavole anatomiche. Le tavole costituiscono le primi immagini e descrizioni neuroanatomiche nella storia delle neuroscienze.


ALCUNE ILLUSTRAZIONI NEUROANATOMICHE
DI GUIDO DA VIGEVANO









martedì 9 aprile 2013


LA MONTAGNA INCANTATA:
UNA RICERCA CONTINUA

“La montagna incantata” di Thomas Mann è un romanzo pedagogico, in cui il protagonista, Hans Castorp, un giovane ingegnere amburghese, entra in un mondo per lui nuovo, il sanatorio Berghof a Davos, sulle alpi svizzere. Per lui inizierà il lungo cammino di ricerca che lo porterà da una scoperta all’altra nei campi più svariati (testimonianza dalla grandissima cultura dell’Autore) tra cui l’anatomia, la fisiologia, la patologia, la farmacologia, la radiologia, la psicologia, la biologia e la filosofia. All’occhio dell’Autore non sfugge nulla di ciò che accade intorno a noi e dentro di noi: per lui l’uomo non ha misteri e lo indaga nel fisico e nel pensiero. Oggi, dopo quasi un secolo di studi scientifici, qualche sua ipotesi non è più valida, ma ciò non importa, perché lo scopo è quello di evidenziare l’importanza del compito della medicina, che è proprio la ricerca continua, l’interesse per l’uomo, per la vita, e nello stesso tempo per la morte. Tutto ciò può essere rintracciato nel personaggio di Castorp, che di notte studia volumi di medicina e chiede agli astri e alla scienza una risposta all’enigma che lo tormenta: la morte, cos’è?